I cani di Elon Musk
La macchina Enigma sui social: codici, parole e meme con cui parla l'estrema destra americana. E sì, quello era proprio un saluto fascista
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Il 20 gennaio, giorno d’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, Elon Musk si è lasciato andare a un gesto un po’ strano, che sembrava tanto un saluto fascista. E lo era. Mano sul petto e poi braccio alzato con palmo aperto. Facile da riconoscere e orribile da vedere.
Lo ha riconosciuto persino il suo referente in Italia, Andrea Stroppa. «Torna l’impero romano cominciando dal saluto», ha scritto su X. E dopo - capendo che forse non era cosa da scrivere - ha prontamente cancellato il post.
Il fatto è questo, di quei quattro minuti di video si sta parlando da giorni. E c’è anche chi ha provato a giustificarlo, dicendo - ad esempio - che Musk «è autistico»1. Ma la dichiarazione più scioccante è arrivata dall’Anti-Defamation League (ADL), un’agenzia non governativa ebraica che sui temi dell’antisemitismo e della discriminazione è tendenzialmente molto attenta2.
L’ente, con sede a New York, ha descritto il gesto del tycoon come un movimento «goffo in un momento di entusiasmo», concedendogli quindi «il beneficio del dubbio».
A volte, anzi spesso
Qui l'ADL ha preso una posizione molto pericolosa. Perché non basta accompagnare quel gesto con le parole «il mio cuore è con voi» per renderlo meno preoccupante. E perché, come elenca giustamente Tim Dickinson su Rolling Stone, guarda caso i gruppi di estrema destra e neonazisti hanno interpretato quel gesto per quello che è: un saluto nazista.
Ha infatti titolato bene The Hollywood Reporter sull’articolo di James Hibberd: «Un saluto nazista, a volte, è semplicemente un saluto nazista». E ciò diventa ancora più vero dopo i recenti endorsement politici a membri dell’ultradestra tedesca, Alice Weidel del partito Afd, dopo tweet antisemiti e teorie del complotto.
Il patron di X, che ricordiamolo è l’uomo più ricco del mondo, gioca da sempre proprio su questo, sull’ambiguità. Non può averlo fatto per errore, Musk non fa mai niente per errore. Non è ingenuo. Voleva proprio strizzare l’occhio alla parte più estrema dell’elettorato trumpiano, nonché scatenare clamore. Si voleva fare inquadrare come vittima dei soliti “media tradizionali”, che devono trovare - dice lui - «altri sporchi trucchi». E così arrivare anche alle simpatie dei moderati.
Un’operazione mirata, l’ultima delle tante che svolge in continuazione sul suo social, ora roccaforte dell’elettorato di Donald. Insomma, a uno sguardo attento, la cornice entro cui si muove Elon è forse fin troppo cristallina.
Il fischietto
C’è un termine nella politica anglosassone che torna utile per analizzare la comunicazione di Musk, cioè dogwhistle. In italiano si può tradurre come il fischietto per cani, quello con gli ultrasuoni che sentono soltanto loro. Una sorta di richiamo. È una parola che si usa per indicare gesti e codici con cui un gruppo politico comunica restando sottotraccia.
L’alt-right statunitense ne usa tantissimi di questi dogwhistle e gioca astutamente sulla sottile linea dell’ambiguità. Una strategia che permette loro di negare tutto, affermando che sono gli altri che vedono sempre il fascismo ovunque (tattica usata da Elon in questo caso) o che loro - alla fine della fiera - stavano solo scherzando. Ma ciò serve anche per attrarre a sé nuove persone, magari ideologicamente non schierate.
Per diffondere questa retorica, lo strumento prescelto è stato il meme. Un cavallo di Troia insospettabile, la macchina di crittografia Enigma ma nella sua versione 2.0: in fondo il meme è un’immagine divertente e il pensiero comune esclude che possa veicolare un messaggio politico. E invece. Dai forum 4chan, 8chan e Reddit, arrivando a TikTok: internet è stato presto invaso della loro propaganda, sotto gli occhi di tutti.
Un esempio
Poco tempo fa, il 31 dicembre, Musk ha rinominato per un breve periodo il suo account su X in Kekius Maximus, cambiando anche foto di profilo con un’immagine di “Pepe the Frog” vestito da gladiatore. Pepe è una rana antropomorfa tratta da Boy’s Club, il fumetto scritto da Matt Furie. Quella rana è stata “rapita” e utilizzata da gruppi neonazisti online, tanto da spingere l’ADL - l’agenzia non governativa di cui sopra - a categorizzala come simbolo d’odio.
Ora, Kekius Maximus che significato ha? C’è un gioco di parole tra il film Il Gladiatore, con il personaggio di Russell Crowe Massimo Decimo Meridio, e il “Kek” (altro meme famoso negli ambienti di ultradestra, che deriva dal videogioco online World of Warcraft3), il mix è presto fatto. Kek inoltre è anche la divinità egizia del caos con la testa di rana, capite che da lì a Pepe è un attimo.
Infatti, per diversi gruppi di suprematisti bianchi, il “kek” è una religione fittizia, nonché motivo di uno “stato” fittizio, il Kekistan, nato dalle piazze virtuali di 4chan e con una bandiera molto simile a quella della Germania nazista, ma verde, bianca e nera. Quelle bandiere sono state fotografate anche durante l’assalto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, e una volta anche in Italia, a un comizio di Matteo Salvini nel 2018. Il tutto era stato derubricato come burla, come al solito.
Poi c’è l’ultimo strato di significato, forse il più superficiale, il fatto che Kekius Maximus è una criptovaluta, un “meme coin” come il Dogecoin, quella cripto altamente speculativa tratta dal meme del cane Shiba “Doge” e che Musk, negli anni, ha spinto moltissimo. Immaginate intitolare a quel meme un dipartimento della Casa Bianca come il nuovo Department of Government Efficiency (DOGE)4.
Così ha completato l’insieme di persone a cui voleva realmente comunicare, passando inosservato agli altri: alt-right, appassionati di meme su internet, videogiocatori e cripto-entusiasti. Proprio quell’elettorato che ha portato tanta fortuna a Donald, e che ora sono il suo zoccolo duro. Un sodalizio proficuo tanto da lanciare anche nuove criptovalute personali, $Trump e $Melania (già in rapido crollo nel mercato). Perché le loro facce, sulla banconote, ancora non ci sono. Per fortuna.
Lo ha detto sempre Andrea Stroppa, il suo referente italiano, mettendo una pezza peggiore del buco
Scrivo “tendenzialmente” perché prima con l’Armenia e più recentemente con la Palestina ha preso posizioni molto controverse, negando il genocidio armeno e sostenendo che l’anti-sionismo fosse antisemitismo.
Prima utilizzato su Starcraft dagli utenti coreani e poi integrato in World of Warcraft. Se un giocatore della fazione Alleanza riceveva in chat un “LoL” da parte di un giocatore dell’Orda (fazione “nemica”), usciva scritto “Kek”. Entrambi i giochi sono sviluppati da Blizzard.
Questo nuovo governo USA ha sdoganato ufficialmente il conflitto d’interessi, ciò - ovviamente - non promette niente di buono.
Inizio eccellente per il tuo nuovo progetto. Daje